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Anno scolastico 2011-2012
Anche quest’anno ritorna
con successo per la settima edizione Incontro
con l’autore, il progetto della biblioteca d’istituto
sviluppato in collaborazione con l’Associazione “Cuore di carta”. Scopo
dell’iniziativa è far scoprire ai ragazzi che il libro rimane un insostituibile
veicolo di conoscenza attiva, che l’autore è una persona vera, in grado di
offrire un contributo di esperienze, idee, emozioni, e di misurarsi apertamente
con loro in un libero confronto. Il libro – malgrado l’intrusione sempre più
pervasiva dell’ informatica nella nostra vita – è, e rimane, strumento basilare
di cultura, crescita ed arricchimento personale; spetta sicuramente alla scuola
stimolare i giovani a familiarizzare con esso, a considerarlo un “amico” capace
di rallegrare giornate buie, consigliare, istruire, divertire…. Spetta a noi
far scoprire che quei luoghi non sempre molto frequentati, che sono le
librerie, non sono negozi qualunque, bensì vanno considerati miniere di
scoperte di ogni genere, “depositi” di sentimenti ed emozioni che, a dispetto
di ogni più moderno medium, solo la carta stampata può trasmettere
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07
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nBallestrin
prossimo incontro
24 aprile 2012
Commemorazione della Liberazione e
dell'Unità d'Italiati
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07
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nBallestrin
Antonia Arslan
Il libro di Mush
13 marzo 2012
i
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prossimo incontro
Margherita Hack
Il mio infinito
sabato 5 maggio
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nBallestrin
Alunni pazienti
Mario Tozzi
Il futuro dell'energia
22 dicembre 2011
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Andrea Molesini
Non tutti i bastardi sono di Vienna
17 novembre 2011
vai alla recensione
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Anno scolastico 2006-2007
Anno scolastico 2007-2008
Anno scolastico 2008-2009
Anno scolastico 2009-2010
Anno scolastico 2010-2011
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L'autore illustra la posizione della villa di famiglia dove si svolgono I fatti narrati e il fronte.
A
chiusura dell'incontro un sentito ringraziamento da parte dei ragazzi e la
dedica sul libro
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Una lezione universitaria così si può definire l'incontro con Andrea Molesini per la presentazione del suo ultimo libro. Docente universitario, abile traduttore - vincitore alcuni anni fa del premio Brunaci per la migliore traduzione-, scrittore di narrativa per l'infanzia ci presenta la sua ultima fatica che ha meritato la vittoria del premio Campiello dell'ultima edizione.
E'un libro che prende lo spunto dal ritrovamento casuale delle pagine di un diario tenuto dalla sua prozia durante gli anni della prima guerra mondiale quando la sua casa, una villa dominicale in località Refrontolo, viene occupata dal comando militare austriaco per un anno.
Tutta la famiglia viene coinvolta nel dramma dalla cuoca che ha il compito di mettere in tavola per gli ospiti il poco rimasto tra un "diambarde" e una maledizione, al giovane nipote - voce narrante- che rischia la vita forse incosapevolmente preso da un turbinio di passioni che lo tormentano, al vecchio ed eccentrico nonno che la sua vita lascerà proprio nelle trame delle cospirazioni.
E poi la nonna attorno alla cui figura tutto il piccolo mondo della villa ruota, con la sua eleganza e i modi raffinati di un mondo che si vede ormai alla fine e che di questo comunque si dispiace.
L'autore descrive in tutta la loro cruda verità gli orrori del primo conflitto mondiale durante la fase più delicata (novembre 1917 – ottobre
1918), nella zona storicamente più critica del fronte non tralasciando episodi quali lo stupro di alcune minorenni, tenute segregate nella chiesa del paese da quattro soldati austriaci. Ed è proprio dallo sdegno - a fronte dell’offesa subita - che si farà strada il desiderio di vendetta contro un ospite indesiderato che giorno dopo giorno, come un predatore rapace, si avventa sulla popolazione ed i suoi pochi mezzi di sussistenza.
E' quindi il racconto di una guerra vicina quello che mano a mano si snoda dalla lettura del libro dal ritmo serrato nella prima parte e mano a mano più lento e riflessivo nella seconda quando tutti i protagonisti della vicenda comprendono che solo una partecipazione diretta collaborando nell’attività di spionaggio contro l’Impero austro – ungarico avrebbe portato alla fine rapida della barbarie.
Ed ancora il ritmo cambia e diventa intenso e serrato nel racconto delle trame nei boschi attorno alla villa o nelle chiuse stanze dove si muove la strana figura del fattore factotum -compresa l'attività di spia italiana- che quasi trascina gli altri ospiti in un comportamento attivo, intriso di dignità, altruismo ed eroismo.
inizio
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Il prof. Griggio sceglie alcune delle domande da porre al nostro ospite stilate dai ragazzi della seconda ragioneria.
A chiusura dell'incontro un sentito ringraziamento da parte del dirigente Giacomo Zanellato
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Incontro con un ospite d’eccezione, il prof. Mario
Tozzi, geologo, ricercatore del CNR, noto conduttore ed autore di programmitelevisivi stamattina per i ragazzi del Kennedy.
Il tema ricorrente dei suoi saggi non è l’imponderabileforza della natura che si abbatte sugli uomini ma piuttosto l’incapacità delle
istituzioni di gestire armonicamente il rapporto con il pianeta. Le ricorrenti
catastrofi legate agli effetti di eventi naturali, anche ai più ineluttabili
quali i terremoti, sono da imputare ad una cattiva gestione del territorio e
all’incapacità di far tesoro della memoria storica attuando misure di
prevenzione.
A proposito di prevenzione la teoria che sta alla base del
pensiero di Mario Tozzi è che anche da
un punto di vista economico prevenire è più conveniente che far fonte ai danni
materiale di un cataclisma ed è per questo che l’autore negli incontri
rivolti alle scuole, richiama l'attenzione dei giovani sulla necessità di
“prendere coscienza” delle problematiche ambientali, coinvolgendone la
responsabilità individuale nelle scelte di ogni giorno.
“Il fine è quello di suscitare l'interesse e la curiosità dei ragazzi per
promuovere comportamenti eco - sostenibili, con piccole azioni quotidiane” che
hanno una ricaduta a livello globale.
Una riflessione che partendo dal tradizionale
pranzo di Natale porta a considerare l’impronta ambientale che
ognuno di noi lascia come eredità futura.
Con un linguaggio semplice e chiaro il geologo dalla picozza più famosa d’Italia,
ha saputo agganciare l’attenzione anche degli studenti dei primi anni, affascinandoli con le storie degli elefanti, accompagnandoli a riflettere su
ciò che distingue un essere umano da un animale e che solo la consapevolezza che la vita del pianeta
segue il suo divenire incurante della presenza umana, potrà
portare ad affrontare scelte consapevoli nel
campo della prevenzione.
Gli incontri nascondono quindi dalla volontà di favorire il diffondersi di una
cultura scientifica fondata su una maggiore consapevolezza dei fenomeni
naturali per un rapporto più armonico dell’uomo con il pianeta. Per questo è
importante far tesoro dell’analisi storica per progettare il futuro non solo
dal punto di vista politico-sociale ma anche ambientale.
inizio
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Il dirigente Giacomo Zanellato presenta l'autrice ai ragazzi alla quale porge un sentito ringraziamento.
La prof.ssa Bertazzo coordina l'incontro e introduce il genocidio armeno, a lato l'attore Nando Bertaggia che ha curato la lettura espressiva di alcuni passi dei libri dell'autrice.
Alcune alunne leggono passi dai testi scelti dalla signora Arslan dai libri La masseria delle allodole, L'incendio di Smirne, Il libro di Mush.
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Molto atteso l'incontro con con l'autrice Antonia Arslan per i ragazzi del Kennedy che il nostro dirigernte accoglie con un applauso e ringrazia per la sua disponibilità.
Docente di letteratura italiana all'Università di Padova Antonia
Arslan, dopo una vita accademica passata ad occuparsi di letteratura popolare e
d’appendice, scopre la forza della sua radice armena traducendo le opere del
poeta Daniel Varujan. E così accade che traducendo una poesia un intero
mondo viene alla memoria cucendo i ricordi famifliari, le parole sussurrate, i
nomi dimenticati ricordo di una cultura vittima di un eccidio dimenticato. La
masseria delle allodole, diventato uno dei libri simboli della tragedia della
deportazione e della eliminazione di oltre un milione di armeni, nasce così
come " una tela tessuta" e il il ricordo della cacciata diventa
lo scopo di chi scrive.
Così
racconta il suo avvicinarsi alla scrittura del romanzo l'autrice: "E’un libro che io ho covato per tanti anni, man mano che cresceva in me la
consapevolezza di questa mia parte armena che era chiusa, sepolta. Poi, quando
finalmente ho capito che ero in grado di scriverlo, che forse ce la facevo, ho
cominciato. Mi sono documentata leggendo vari libri sulla questione armena
leggendo le testimonianze di sopravissuti che attraverso la loro voce
raccontano piccoli episodi, ricordi di quando erano bambini".
Metz Yeghern, con questo nome il popolo
armeno ricorda il genocidio che tra il 1915 e i 1918 ne spazzò via la presenza
millenaria dall’Anatolia. Da secoli nell’impero ottomano gli armeni erano
organizzati come comunità autonoma (millet), discriminata soprattutto dal punto
di vista giuridico e fiscale ma riconosciuta come minoranza dotata di
autogoverno. Questa situazione, certo non ideale ma che consentiva una forte autonomia culturale, si deteriorò profondamente nel corso
della seconda metà del XIX secolo, quando tra i sudditi del decadente impero
ottomano, soprattutto tra quelli cristiani, si formò una moderna
coscienza nazionale. Anche gli armeni cominciarono a pensare e ad agire sempre
più consapevolmente in direzione dell'indipendenza, ma alla fine del secolo il
sultano Abd-ul-Hamid (1876-1909) inaugurò una politica fondata sulla fede
islamica come ideologia unificante dei popoli ottomani
Pe questo nel 1894-96 si
scatenarono sanguinosi massacri contro gli armeni in nome della sopravvivenza
dell'impero.
Le cose mutarono radicalmente dopo il 1908,
quando una rivoluzione portò al potere i cosiddetti Giovani Turchi, funzionari
e militari di educazione occidentale, laica e nazionalista, riuniti nel
Comitato Unione e Progresso ( Ittihad ve Trakki). I membri di questo movimento avevano inizialmente avuto l'appoggio di
buona parte delle organizzazioni politiche armene, che confidavano in un
miglioramento della situazione delle minoranze in un rinnovato impero laico.
Queste speranze vennero rapidamente smentite dalla rapida evoluzione
dell'Itiihad verso un orientamento più chiaramente nazionalista. Il Comitato,
al cui interno emersero gradualmente le figure di Talat Pascià, Enver Pascià e
Cemal Pascià, esplicitò la volontà di riorganizzare l'impero, privato ormai dei
territori europei in seguito alle sconfitte nelle guerre balcaniche, sulla base
dell'elemento turco.
Solo l'affermazione di questo nazionalismo,
tanto aggressivo quanto carico di frustrazione a causa della lunga serie di
sconfitte dell'impero, fornì le categorie ideologiche che resero possibile
concepire e realizzare l'annientamento del popolo armeno: ogni minoranza etnica e religiosa doveva essere
cancellata dal territorio dell’impero ottomano.
Oltre un milione le vittime dei massacri e
deportazioni. Solo Benedetto XV levò la sua voce presso MaomettoV per fermare il primo genocidio del Novecento.
inizio
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